La cucina degli Stati Uniti è stata spesso nel mirino della critica, perché è da quelle terre che arrivano cibi, ormai diffusi in tutto il mondo, dai più considerati poco salubri a livello nutrizionale: è certo che non esiste una vera e propria “cucina Americana” ma non tutto è così terribilmente negativo e senza un perchè.
I piatti americani tipici e tradizionali sono prettamente “veloci”, da qui il famoso fast food, e per mangiarli si usano soprattutto le mani: il classico panino con hamburgher, l’hot dog con la sua variante storica del corn dog, le barbacue ribs, le piccanti buffalo wings, il famoso fried chicken e i dolci dal profumo antico.
Sono piatti questi a cui ognuno di noi ha ceduto almeno una volta nella vita senza pensare troppo alla linea; sono cibi che ci danno l’impressione di tornare “giovani”, forse perchè fanno parte di quell’immaginario collettivo arrivato a noi tramite la televisione e le mode importate.

In realtà, non essendo un esperta di cucina, vorrei qui sottolineare solamente il valore sociale del cibo in America: l’organizzazione familiare americana è completamente diversa dalla nostra, così come il tempo libero e i rapporti d’amicizia.
I figli escono molto giovani da casa, studiano lontano e fanno molto sport.
In famiglia si condivide poco il tavolo della cucina, molto di più il terrazzo o il giardino per il famoso barbacue, dove la carne regna sovrana. E’ li che ci si ritrova con gli amici e la famiglia, che spesso è una famiglia molto numerosa.
La giornata lavorativa non ha lunghe pause: ci si rifà alla tradizione anglosassone con una colazione molto importante, un pranzo breve e veloce e una cena, di norma anticipata nell’orario rispetto alla nostra tradizione.

In America si mangia molto fuori casa: costa poco, l’offerta è completa, dallo snack al ristorante raffinato e ci si può sbizzarrire con le cucine di tutto il mondo.
Si condivide il cibo, soprattutto quello “fast”, anche nei numerosi appuntamenti sportivi: baseball, football americano, basket, dove gli stadi diventano anche momenti conviviali.
Socialmente quindi il cibo è visto più come un “contorno” rispetto lo stare assieme, condividere un amicizia o una fede sportiva, in poche parole, difficilmente una cena sarà il principale collante dell’incontro tra amici, così come invece avviene nelle nostre case.
Si può quindi dedurre che difficilmente gli americani possano organizzare le loro giornate come noi mediterranei, dove la vita scorre molto diversamente.

Va sottolineato poi che il popolo americano storicamente è costituito prevalentemente da persone con origini straniere con un importante background in fatto di tradizioni culinarie. Ognuno quindi, nella propria casa, cucina piatti tramandati dalla famiglia, con una varietà inimmaginabile. In molte città americane si possono scovare veri e propri tesori di ristoranti dove le cucine tradizionali vengono esaltate al meglio, al pari dei nostri locali più tipici.
Certo è che queste tradizioni non sono riuscite a creare un’unica cucina cosidetta tipica americana, forse perché troppe e legate a territori molto lontani tra di loro: immagino che creare dei piatti che accomunino un abitante dell’Alaska con uno della Florida, non sia così facile!

E’ indubbio che la cucina “fast” americana sia per noi italiani non facile da accettare, e che la stessa abbia creato vere e proprie problematiche di salute estese in tutti gli Stati Uniti, ma è anche vero che nell’ultimo decennio, complice la moglie dell’ex Presidente Obama, in America si è fatto molto per alleggerire e rendere tutto più salubre.
In effetti durante i miei viaggi più recenti negli Stati Uniti le differenze si facevano notare: nei ristoranti porzioni più piccole e più curate nella preparazione e presentazione, nei supermercati moltissimi prodotti naturali e bio e dimensioni molto ridotte delle confezioni dei cosidetti junke food.

Voglio ora riportare qualche curiosità legata alla cucina americana, proprio a voler sottolineare come ciò che a noi europei sembra culturalmente così divergente, in realtà ha una sua storia e, a volte, rappresenta lo specchio di tradizioni che arrivano da molto lontano.

IL TACCHINO RIPIENO DEL THANKSGIVING DAY

Il viaggio intrapreso, nel 1620, dai Pellegrini sulla nave Mayflower diretta verso le terre che diventeranno poi gli Stati Uniti d’America, fu un evento determinante per la storia della colonizzazione del Nuovo Mondo. Furono infatti loro, i primi inglesi puritani a cercare una nuova nazione e l’aspetto religioso di questo viaggio era, ovviamente, predominante.

La nave aveva a bordo 102 passeggeri, 25/30 membri d’equipaggio e trasportava cani, pecore, capre e galline. La partenza avvenne dal porto di Plymouth in Inghilterra e la destinazione iniziale era la colonia inglese della Virginia, ma la rotta venne deviata per le condizioni del mare ed il 9 novembre 1620 la Mayflower si trovò di fronte alla penisola di Cap Cod, dove oggi sorge la città di Provincetown in Massachusetts.

La prima cosa che i pellegrini fecero una volta scesi a terra, l’11 novembre, fù quella di ringraziare il Signore per essere arrivati finalmente nel Nuovo Mondo. Ecco allora che in novembre, solitamente il quarto giovedì, tutti gli americani festeggiano il Thanksgiving Day, il giorno del Ringraziamento a ricordo di chi mise le basi della loro nazione. Sulla tavola non deve mancare il tacchino, in questo caso rigorosamente ripieno, l’animale che i primi Pellegrini trovarono allo stato libero al loro arrivo. Nello stesso giorno, si compie il rito della grazia concessa a due tacchini da parte del Presidente degli Stati Uniti, a ribadire nuovamente la libertà come base dei principi fondatori dell’America

HOME OF THE HAMBURGER

Negli Stati Uniti ci sono ben quattro località che si contendono il primato della città dove sarebbe stato servito per la prima volta il famoso hamburger americano: Hamburg nello Stato di New York, New Haven in Connecticut, Athens in Texas e Seymour in Wisconsin. Solo New Haven ha potuto dimostrare però, di avere il ristorante che servì per la prima volta un hamburger: si chiamava Louis Lunch, venne aperto nel 1895 ed il suo primo proprietario, Louis Lassen, dichiarò di aver preparato lui stesso il primo panino con hamburger della storia americana. Accadde quando arrivò un cliente che aveva molta fretta e così gli venne preparato un panino molto semplice e veloce a cui venne dato il nome di hamburger, nome forse derivante da un’analoga specialità importata da Amburgo in Germania. Da quel momento fù un grande successo. Si trattava di una tartare preparata con cinque diversi tagli di carne di qualità extra e cucinata alla perfezione sulla griglia.

A quei tempi ancora non c’era il ketchup e il pane di forma rotonda, e per mantenere la tradizione, ancora oggi da Louis Lunch l’hamburger si serve tra due fette di pane da toast, rigorosamente senza ketchup e solo su richiesta, viene aggiunto il formaggio, il pomodoro e la cipolla. Nel ristorante da sempre appartenuto alla famiglia Lassen, tuttora gestito da un pronipote, ancora oggi si cucinano gli hamburger con gli originali grill verticali in ghisa in uso dal lontano 1898.

L’IRRESISTIBILE POLLO FRITTO

Il pollo fritto è una specialità della cucina americana semplice, tipica soprattutto del sud degli Stati Uniti e fù per lungo tempo il piatto preferito dalle famiglie di schiavi e lavoratori delle piantagioni di cotone. Alla fine del periodo storico di schiavitù, questo piatto divenne una forma di riscatto, soprattutto delle donne, che ne organizzarono la sua commercializzazione per sostenere le famiglie. Sembra dunque una contraddizione che Gordonsville, giusto a nord di Charlotteville in Virginia, possa essere diventata la capitale del pollo fritto. Ma una ragione c’è: nella sua stazione sostavano i treni passeggeri che, non avendo a bordo il servizio ristorante, nella fermata prolungata, davano l’occasione ai viaggiatori di rifornirsi per mangiare e bere qualcosa. L’offerta che le donne della città preparavano per i passeggeri era soprattutto il pollo fritto cucinato a casa propria. Venduto agli avventori attraverso il finestrino del treno, questo pollo fritto diventò molto famoso tra i viaggiatori. In un romanzo del 1873, l’autore descrive la fermata del treno a Gordonsville: siamo stati circondati da un gruppo di giovani ed anziane negre che ci offrivano su grandi vassoi tenuti sulle teste, vicino ai nostri finestrini da cui ci servivamo, torte, sandwich, prosciutto e uova, caffè e biscotti ma soprattutto cosce di pollo fritte che non hanno uguale.

La ricetta che rendeva la proposta gastronomica così succulenta era la miscela di farine croccanti di mais, unite alle spezie, che formava, nella cottura, una crosticina davvero irresistibile. Il pollo fritto divenne così famoso che per oltre cento anni chi passava da questa stazione doveva mangiare questa specialità. Da qui la notorietà e dal 1930, anche l’organizzazione di un festival dedicato che pone la coscia di pollo al centro dell’universo.

 

Concediamoci quindi, senza troppe paure, qualche buon panino con l’hamburger con le immancabili patatine fritte a contorno e una bella fetta di cheesecake, che, a livello nutrizionale, non saranno certamente così peggiori di qualche buon piatto della nostra più cara cucina tradizionale italiana!