Ricordi di pandemia

Arrivo a Calcata a fine pomeriggio di una domenica più che particolare: domani l’Italia chiuderà ed entreremo in un nuovo lookdown dovuto ad un’ulteriore ondata di contagi Covid-19.

E’ stata una giornata regalata dalle famose ottobrate romane, laziali in questo caso, dove la piccola cittadina ha fatto registrare il tutto esaurito. La gente ha voglia di questa che sembra essere l’ultima boccata d’aria all’aperto, prima della vicina chiusura forzata.
Ora però Calcata è deserta, ed è incantevole, un colpo di fulmine tra me e lei, potessi comprerei casa qui. E’ un gioiello di questa Italia che ogni volta ci annienta con la sua bellezza nascosta, qui è uno sperone di tufo dove gli ardimentosi dell’epoca sono riusciti a costruirci una piccola città.

Cammino per gli stretti vicoli sperando di trovare ancora qualcuno che mi possa ospitare nella propria struttura in questa ultima notte in viaggio e di “libertà”. E questo ultimo letto assume un significato particolare, chissà fra quanto potremmo ancora pensare di viaggiare per il Mondo.

Una finestra a bassa altezza, con le tende aperte, mi racconta di un pomeriggio intriso di tristezza ma che la dolcezza della voglia di preparare una crostata, rallegra la famiglia che vi abita. Mi diverte sbirciare nella grande cucina della signora che delicatamente sta decorando la torta.

Da un portone vicino esce una persona con un trolley “Scusi questo è un b&b?”, “No, è la mia casa di vacanza, ma i signori qui a fianco gestiscono una struttura, li chiamo”. La signora abbassa il cucchiaio della marmellata e risponde alla chiamata. Per me ha la camera più suggestiva di tutta Calcata: scavata letteralmente dentro il tufo, praticamente sotto le case. Per arrivarci percorro un piccolo camminamento che diventa terrazzino sul lato dello sperone da cui si ammira il “mare” verde di alberi della vallata sottostante. L’interno è spettacolare: il bagno è ricavato adattandolo alla roccia che forma le pareti, il letto posizionato dentro una seconda grotta più piccola. Una camera così mi farà ricordare a lungo la bellezza degli incontri speciali che la vita ti regala, a volte in modo veramente inaspettato.

Più tardi la signora bussa con l’occorrente per la colazione della mattina seguente: la crostata ancora tiepida è sotto la protezione di una cupola di vetro, ma è meravigliosa, buonissima. L’assaggio mi dona la felicità di essere ancora in viaggio mentre con l’altra mano tengo il libro che trovo sul piccolo tavolino “La ragazza selvaggia”e penso che non avrei potuto che trovare rifugio qui.