Ha lo sfondo grigio questa città, ma la fantasia è coraggiosa e il suo essere è ardito.
Tanti sono i cantieri che doneranno nuovi skyline alla città che più di tutte ha vissuto di cambiamenti.
La Berlino Est è splendida. Molti sono stati i restauri per cancellare vecchie memorie e tanti dei palazzi ristrutturati hanno nuove grandi finestre, quasi a voler guardare oltre il “muro” di casa.
Nella Berlino dell’Ovest invece è rimasto molto come allora, è diventata tavolozza per i writers, che la rendono “libera” sottolineando ancora una volta quella libertà che non è mai mancata.
Mi hanno colpito molto alcune vecchie immagini dove, con il muro a pochi metri, nell’ovest, la vita fosse così felice e spensierata.
E pensando a ciò, osservo la gente comune seduta di fronte a me nella metro e cerco nei loro tratti qualcosa che mi dia una risposta alla domanda: ma qui a Berlino, che cosa è la memoria?
Come queste persone hanno risolto emotivamente il fatto di essere nipoti di carnefici o figli di chi ha avuto il coraggio di saltare?

Nevica a Berlino, che si trasforma in candita lucentezza e la parte del Muro più colorata, dove l’arte e la fantasia esplodono e nascondono, ma che non coprono l’orrore, diventa ancora di più emozionante. In un angolo, dopo la sua firma, l’artista che ha dipinto il “suo” pezzo di Muro aggiunge poche lettere, che forse sono la risposta a tutto: the revolution is love.

 Mi piace molto questa città, in questi giorni bianchi, freddi e liberi dal turismo, dove ti puoi immergere nel silenzio necessario per avere il coraggio di “guardare” luoghi orribili, luoghi che segnano l’umanità. E spesso nel silenzio, l’urlo è assordante. Il Judisches Museum è, nella sua tragica bellezza, un’opera d’arte. Impossibile uscirne senza avere il pianto nel cuore.

Ma comprendo anche che la città ha fermento, è in movimento, ha grandi risorse.
Non ha le sembianze che ti aspetti da una città “tedesca”, sembra quasi abbia radici mediterranee, ha quel (poco) disordine a cui siamo abituati, disordine che rende liberi. Ed è infatti la città intera che regala questa sensazione di giusta libertà, forse è il riscatto dopo anni nei quali era simbolo della chiusura, della negazione, dove per 28 anni la libertà veniva vista attraverso le crepe del Muro.
Bella, bella davvero anche perchè con se porta molto pensiero: guardi la città, le testimonianze, ciò che resta e hai la possibilità di scegliere come essere per te e per gli altri.
Un grande insegnamento la Berlino di oggi.

Sono trent’anni di amicizia.
Io e Simona ci siamo conosciute a Cuba, nel 1993, quando l’isola era ancora del Lider Maximo e le spiagge erano ancora per pochi. La vita ci ha regalato anni intensi ma la nostra amicizia è rimasta salda. Ora abbiamo deciso per un’altra latitudine: Berlino in pieno inverno.

L’abbronzatura non è la stessa, i nostri vestiti sono diversi, il sorriso è un po’ piu amaro.
Sono passati trent’anni, ma non è vero.
Grazie amica mia per questi giorni, a camminare per il Mondo siamo noi due e la nostra amicizia.